Certo, l’elettronica fatta in proprio unendo reti logiche e circuiti analogici ha un fascino tutto suo, ma certe volte è piacevole spostarsi un po’ più in alto e godersi i frutti di un lavoro altrui senza “l’ansia da saldatore”.
PLC non per vocazione, ma per necessità: quando i numeri sono bassi e l’applicazione è complessa, quando gli attori si chiamano “Inverter”, “Encoder”, “Radio modem”, quando non si può proprio fare tutto da soli e comprare l’hardware è meglio che demandare il software, ed in altri mille casi che non ho più voglia di elencare, il ricorso al PLC offre un’ottima strada per arrivare alla soluzione.
Un tino di acciaio dove il mosto compie una fermentazione controllata da cicli termici, un traslo-elevatore che sposta casse in scaffalature ad alta densità e una macchina tessile che rifinisce tessuti possono avere molte cose in comune se a controllarle c’è lo stesso PLC. In fondo la cosa più bella del software è che si può veramente copiare ed incollare...